Reti si, Reti no

Enrico Cancino oltre ad essere direttore del Centro Regionale di Assistenza per la Cooperazione Artigiana – C.R.A.C.A. – è anche un esperto delle reti di impresa. Quanto segue è il suo contributo per aiutare a capire questo strumento molto utile per le piccole imprese ma che, soprattutto in Veneto, decolla con fatica. Il mio interesse per questo tema nasce dal fatto che anche i progetti di internazionalizzazione possono essere affrontati con questo strumento.

Dal 7 gennaio 2015 è possibile procedere alla trasmissione per via telematica o alla presentazione su supporto informatico al registro delle imprese (senza l’intervento del notaio!) dei contratti di rete, recente istituto giuridico attraverso il quale più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato.
Ma facciamo un passo indietro: al primo gennaio di quest’anno, sono 9.662 le imprese coinvolte in 1.927 contratti di rete registrati a livello nazionale, dopo ormai sei anni dall’esordio di questo istituto; nel Veneto sono stati sottoscritti 789 contratti contro i 996 della Toscana, i 1.162 dell’Emilia Romagna e i ben 2.110 della Lombardia. Prescindendo dalle ragioni che differenziano il dato tra le Regioni citate, consapevole che il contratto di rete rappresenta solo una delle tante forme giuridiche attraverso cui le imprese si possono aggregare, mi sento di affermare che il fenomeno “reti” NON è ancora esploso, nonostante un tamtam promozionale multiforme e persistente negli ultimi anni: perché?

Reti sì, reti noNei fatti, i processi di aggregazione sono percorsi mediamente lunghi, presuppongono un’idea motrice di business forte e realizzabile in sinergia con altre realtà, una fase di sviluppo in cui tutti i problemi devono essere risolti o gestiti opportunamente. L’insieme di vincoli che si presenta configura uno scenario particolarmente complesso quando: le imprese sono piccole, non ci sono posizioni chiare di leadership, sono da rimettere in discussione modelli di business consolidati, esistono profonde asimmetrie tra i partecipanti, non si possiedono tutti gli strumenti necessari alla definizione concettuale delle soluzioni ottimali. Le RETI sono start up di imprese che offrono notevoli opportunità, ma più complesse di quelle normalmente concepite e cosiddette “innovative” e, in quanto tali, devono essere approcciate con metodiche manageriali di progettazione e gestione: non sarà proprio questo uno dei motivi per cui le imprese fanno fatica a formalizzare veri business in rete?

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